LA FAMIGLIA TERZI DI FERMO, POI GUERRIERI GONZAGA – L’ALBERO GENEALOGICO

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BELLEI ANDREA
22/4/2025

ALBERO GENEALOGICO della FAMIGLIA TERZI di FERMO, poi GUERRIERI GONZAGA

Data ultima modifica: 22/04/2025

Chissà se quei Terzi che alla fine del XV secolo molestarono ed uccisero il Commissario di Castiglione Mantovano fossero alla lunga parenti di quelli che poi divennero i proprietari della Corte di Castiglione Mantovano.
Della presenza di Giacomino Terzi e del fratello Antonio nel nostro territorio si parla in una lettera del 13 luglio 1493, da cui si desume che il primo avesse delle proprietà terriere nei pressi di Roverbella, il secondo dalle parti di Canedole(1).
Quello che sappiamo per certo è che Bartolomeo de Barbari, Commissario di Castiglione Mantovano, era un animoso funzionario probabilmente più attento alla cura dei corsieri barbareschi del marchese Francesco II Gonzaga, che portava a gareggiare nei vari palii delle principali città italiane, che non all'esercizio della funzione commissariale.
In due sue lettere, scritte a marzo e ad aprile del 1496 da Castiglione Mantovano ed indirizzate la prima al marchese di Mantova e la seconda alla moglie Isabella d’Este, si lamentava di essere stato più volte minacciato di morte dai figli di Giacomino Terzi, da lui in precedenza fatto incarcerare con un loro fratello per porto abusivo d'armi ed ingiurie nei confronti del Commissario.
Come prevedibile epilogo della vicenda, il 27 agosto del 1496, all’età di 46 anni, Bartolomeo de Barbari venne ammazzato per mano dei figli di Giacomino Terzi a Castiglione Mantovano.
Il fattore della Corte tenne in sua vece ad interim le chiavi della rocca, avvisando dell’accaduto la marchesa Isabella d’Este(2).
Archivio Gonzaga, Registri necrologici - Mantova - 1496-1501 - Annotazione della morte del Commissario Bartolomeo de Barbari sul registro dei morti della città di Mantova il giorno successivo all’evento
Probabilmente quei Terzi appartenevano a quella grande e antica famiglia che anche a Mantova ebbe a radicarsi e che nel corso dei secoli diede lustro alla propria casata e a quella dei Gonzaga.
La casata dei Terzi ha origine da una omonima antica famiglia parmigiana che trovò il fondamento della sua continua ascesa nel tempo ai ranghi alti della gerarchia sociale a partire dal basso Medioevo, esercitando il governo podestarile nei comuni della valle Padana ma soprattutto l’arte della guerra con i suoi innumerevoli milites e condottieri. Deriva dalla casata ancor più antica dei Cornazzano, da cui si staccò nella prima metà del XIII secolo dando inizio ad un suo autonomo gruppo familiare dotato di proprio cognomen.
Niccolò Terzi detto “il vecchio” prese parte come uomo d’armi alle vicende belliche perpetrate dai Visconti come cavaliere di fiducia di Gian Galeazzo alla fine del XIV secolo.
I suoi tre figli Ottobono, Giacomo e Giovanni Terzi furono investiti di numerosi feudi e castelli dallo stesso Duca di Milano. In particolare il condottiero Ottobono operò con le sue milizie come braccio armato dei reggenti del Ducato visconteo.
Anche il figlio naturale di quest’ultimo Niccolò Terzi, detto “il guerriero” si distinse quale capitano in armi di Filippo Maria Visconti, strenuo combattente al soldo del casato milanese nel solco della tradizionale militanza incarnata dal padre Ottobono e dal nonno Niccolò "il Vecchio".
Al duca di Milano egli non si limitò ad assicurare solo le sue abilità militari, ma si fece apprezzare ancor più per i propri talenti di consigliere e di diplomatico perspicace.
Alla morte di Filippo Maria Visconti e alla conseguente ascesa di Francesco Sforza a nuovo signore di Milano, nel 1450 fu costretto a trovare accoglienza con la famiglia presso la vivace corte mantovana di Ludovico Gonzaga, secondo marchese di Mantova.
Fu nominato camerlengo alla corte gonzaghesca grazie alle sue qualità di abile diplomatico, divenendo infine mantovano e alto dignitario alla corte dei Gonzaga.
Questo ramo della casata corrisponde alla famiglia dei Terzi di Parma.
Ne esistevano in quel tempo però altri due: i Terzi di Sissa ed i Terzi poi Guerrieri di Fermo.
Quest’ultima casata ha origine dai discendenti di Giacomo Terzi del quondam Niccolò Terzi “il vecchio” che si stabilirono in terra marchigiana e che mutarono il loro cognome in Guerrieri.
ASMN, Documenti patrii raccolti da Carlo d’Arco, n. 217, CARLO D’ARCO, Annotazioni genealogiche di famiglie mantovane, sec. XIX, IV, p. 381 - particolare
I discendenti maschi di Giovan Francesco, figlio di Giovan Filippo del quondam Giacomo Terzi, si trovarono in due momenti distinti a godere della felice opportunità di potersi trasferire a Mantova, godendo della benevolenza dei Gonzaga.
La prima occasione si presentò nel novembre del 1496. Francesco II Gonzaga, reduce dal regno di Napoli dove aveva comandato le truppe del corpo di spedizione che la Repubblica di Venezia aveva inviato in soccorso di Ferdinando V d’Aragona, fece tappa nella Marca d’Ancona. Lì ebbe modo di notare Lodovico, figlio primogenito di Giovan Francesco Guerrieri, cavalcare uno splendido destriero che gli veniva recato in dono. Colpito dalla valenza del cavaliere, oltre che dal pregio del palafreno, volle avere con sé a Mantova entrambi: l’uno per arricchire i suoi pregiati allevamenti di cavalli da guerra, famosi in tutta Europa; l’altro, il giovanissimo aitante guerriero e cavaliere Lodovico, a ornamento e servizio della sua corte.
Propiziato da questi precedenti, nell’autunno del 1503, sei anni dopo il primo, ci fu un secondo incontro fra la famiglia di Giovan Francesco Guerrieri e il marchese Francesco II Gonzaga. Il signore di Mantova fu magnificamente ospitato a Fermo quando vi sostò, anche allora sulla via di rientro dal Regno di Napoli verso le sue terre lombarde. Luogotenente generale delle truppe francesi in Italia, nei mesi precedenti aveva combattuto senza successo contro gli Spagnoli alla battaglia del Garigliano. Gratissimo per le cure e l’accoglienza superba ricevuta, il marchese Gonzaga compensò Giovan Francesco Guerrieri accogliendo a Mantova altri due suoi figli, Giovanni Battista e Vincenzo che quindi raggiunsero il fratello Lodovico, da sette anni al servizio presso quella corte.
Messe radici in riva al Mincio, iniziò per quei Guerrieri una lunga carriera di prosperi successi tra gli ufficiali gonzagheschi.
Il 29 aprile 1506 Francesco II Gonzaga decretò l’aggregazione di Lodovico alla corte della sua casata con il privilegio per lui, familiari e discendenti del doppio cognome Guerrieri Gonzaga.
Il 10 gennaio 1526 il marchese di Mantova Federico II donava a Lodovico Guerrieri Gonzaga, suo luogotenente generale, il turrito palazzo della Gabbia, già proprietà dei Bonacolsi. L’imponente palazzo, con altrettanto imponente torre, rimase in mano alla famiglia Guerrieri Gonzaga sino al 1850.
Anche la gonzaghesca Corte di Castiglione Mantovano fu per lungo tempo di diretta proprietà della famiglia Guerrieri Gonzaga.
Corte di Castiglione Mantovano - Doriciglio Moscatelli Battaglia - 1687 (ASMN FA 482)
Il 16 marzo 1589(3), infatti, il duca Vincenzo Gonzaga permutò con il marchese Tullo Guerrieri Gonzaga la sua corte di Castiglione Mantovano con quella di Ponte Molino e per compensare il maggior valore di quest’ultima fu concesso a Tullo il possesso e la giurisdizione di Monbello nel Monferrato.
La corte venne gestita dagli eredi del marchese Tullo Guerrieri Gonzaga per ben 229 anni, sino all’anno 1818 quando venne venduta, almeno per la parte relativa alla cosiddetta Corte Alta, a Palazzoli Anselmo.

Riportiamo in allegato l’albero genealogico della famiglia TERZI di FERMO, poi GUERRIERI GONZAGA, partendo dal primo capostipite e seguendo via via la cascata della sua progenie.
Il tratto rosso identifica il passaggio di proprietà della Corte di Castiglione Mantovano e dei suoi relativi possedimenti.
n.b.: in corsivo sono riportate le citazioni tratte da Carlo D’Arco (rif. Fonti).

Andrea Bellei,

aprile 2025

Fonti:

ASMN, Documenti patrii raccolti da Carlo d’Arco, n. 217, CARLO D’ARCO, Annotazioni genealogiche di famiglie mantovane, sec. XIX, IV, p. 381 e seguenti.

I Terzi di Parma Sissa e Fermo – Paolo Cont – Fonti e studi serie seconda – XIV – Presso la deputazione di Storia Patria per le provincie parmensi – Seconda edizione – giugno 2019.

https://gw.geneanet.org.

Lettere dal castello di Castiglione Mantovano” – Bellei Andrea – Sometti editore, 2001.

Tesi di laurea di Nicolò Marini “CORTE ALTA E CORTE CASTELLO NEL PAESAGGIO DI CASTIGLIONE MANTOVANO” – ANNO ACCADEMICO 2008/2009 – Università Degli Studi Di Verona- Facoltà di Lettere e Filosofia – Corso di laurea in scienze dei Beni Culturali – Rel. Prof. Daniela Zumiani.

Note:

1) ASMN, R XIII n° 6 - 13 luglio 1493: Il console e gli uomini di Roverbella, accusati da Giacomino Terzi di furto di novecento pali dalle sue vigne, chiariscono che il danno doveva essergli risarcito dal camparo e che, nonostante loro si fossero fatti garanti del risarcimento del doppio alla presenza del Commissario, lui li aveva denunciati comunque. Inoltre anche il comune di Canedole chiede l’intervento del Commissario per le imposte sulla spelta da loro non corrisposte ad Antonio Terzi, fratello di Giacomino, nei tempi passati, imposte che invece furono dal comune date in elemosina alla chiesa di Canedole per le loro anime: sempre meglio che “lassarle a gente ingrata, che zorno e not[t]e cerchi di torghe il sangue suo“.

2) ASMN AG b.n. 2450: “Illustrissime patrone et excelse domine domine Isabelle de Gonzaga marchionisse Mantue etc. domine mee singularissime - Illustrissima patrona et excelsa domina domina mi singularissima post debitam recomendacionem etc. Essendo adesso venuta nova qui a Castion Mantuano, como el comissario qui questa matina està morto per mane de li figlioli de Iacomino Terzo, ho tolto a nome de vostra excellentia la tenuta e chiave de la rocha, la quala tenerò sin tanto quella me dia adviso di quanto ho a fare, et a quella me ricomando. Ex Castiono Mantuano 27 augusti 1496. Eiusdem domine vestre servitor fidelissimus Cristoforus de Bosiis ibi per dominam vestram factor”.

3) legato notaio Emilio Leoni.

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