UNA IMPERATRICE A ROVERBELLA

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BELLEI ANDREA
20/9/2022
Elisabetta Cristina come viceregina di Catalogna in un ritratto di Andrea Vaccaro il giovane, ca. 1711-13
Non aveva ancora 22 anni Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, imperatrice del Sacro Romano Impero come consorte di Carlo VI d'Asburgo, regina di Boemia e d'Ungheria e futura madre della celebre Maria Teresa d'Austria, quando passò in Italia.
Al tempo delle nozze (1708), Elisabetta Cristina risiedeva a Barcellona in quanto Carlo stava combattendo per i propri diritti di erede al trono di Spagna contro Filippo di Borbone.
Quando Carlo, dopo la morte di suo fratello (l'imperatore Giuseppe I), nel 1711 si recò in Germania per cingere la corona imperiale come Carlo VI, lasciò Elisabetta Cristina in Spagna con il compito di Governatore generale della Catalogna.
Fino al 1713 governò con molta accortezza quella regione.
Poi, in seguito al trattato di Utrecht (11 aprile 1713), accordo che riequilibrò il bilanciamento delle potenze in Europa in seguito alla successione del trono di Spagna, fu costretta a lasciare la stessa a Filippo di Borbone, nipote di re Luigi XIV di Francia.
Si imbarcò con la corte a Barcellona sulla flotta inglese dove venne sbarcata a Genova. Indi passò alquanto tempo a Milano e fu di passaggio a Mantova e a Villafranca sulla via di ritorno per Vienna attraverso il trentino, per adempiere ai suoi doveri di imperatrice.
Il suo passaggio sui territori lombardi fu acclamato da tutta la popolazione, che sperava finalmente di aver trovato una stabilità politica che mettesse fine a quegli anni tristi di guerre ed incertezze.
Molto meno caloroso fu il passaggio attraverso il territorio della Serenissima, la quale, anche per il timore della peste bovina nell’Austria, creò un cordone di milizie venete entro cui far passare in incognito l’Imperatrice ed il suo seguito.
L’Imperatrice arrivò in tarda mattinata di sabato 13 maggio 1713 a Mantova dove fu accolta a porta Pradella dal Conte Generale del presidio ed Amministratore Damiano Ugone di Wirmondt che le porse le chiavi della città. Giunta all’appartamento del castello, trovò tutta la nobiltà in ala per inchinarla e renderle onore. Benedetta la tavola dal vescovo Alessandro Arrigoni, mangiò in pubblico. La giornata della domenica intervenne in Santa Barbara alla messa cantata dall’abate marchese Carlo Gazini. Il lunedì andò ad adorare il preziosissimo sangue in Sant’Andrea e il dopo pranzo, dopo aver dato udienza al duca di Modena ed ai principi suoi figli, venuto in incognito qual marchese di Sassuolo, montò in carrozza e facendo un giro per la città si portò nel convento delle monache benedettine dette di San Giovanni delle Carrette. La mattina del martedì andò ad adorare in San Pietro il grande protettore di Mantova sant’Anselmo, indi, salita in carrozza, partì, uscendo da porta Mulina ed andò a pranzare a Roverbella, servita dal conte di Wirmondt e dal conte di Castelbarco. In tale occasione il conte di Castelbarco ricevette in dono dal Principe Antonio di Liechtenstein, Maggiordomo Maggiore di Sua Maestà, un ritratto dell’Augustissimo Cesare Carlo VI, guarnito di ricchi diamanti per i servigi svolti in occasione della visita dell’Imperatrice(1).
Proseguì poi in direzione di Villafranca in territorio della Serenissima.

ANDREA BELLEI

Settembre 2022

Bibliografia:

WIKIPEDIA, L'ENCICLOPEDIA LIBERA - ELISABETTA CRISTINA DI BRUNSWICK-WOLFENBÜTTEL

GAZZETTA DI MANTOVA N° 20 DEL 19/05/1713

IL FIORETTO DELLE CRONACHE DI MANTOVA – STEFANO GIONTA – 1884

MEMORIE STORICHE DELL’ABATE FR. SAVOLDO, 1700-1718 - ARCHIVIO STORICO VERONESE, VOL. XIV° Tipografia di Cesare Noris, Vic. Perar N. 14, Verona

NOTE:

  1. Il conte di Castelbarco morì il 9 settembre dello stesso 1713 a Mantova.
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