Erano tempi in cui……
Con l’inizio della Quaresima la popolazione roverbellese era presa da grande fermento. In molte case le donne, all’inizio del tempo penitenziale, erano solite mettere semi di frumento o di veccia in piatti fondi da minestra o in vassoi, coperti da bambagia o cartone, e tenerli inumiditi e custoditi al buio nelle cassapanche o nei cantonali fino al giovedì Santo.
Il giorno dopo, il venerdì Santo, essendosi nel frattempo sviluppata una abbondante vegetazione biancastra, i contenitori dei semi erano portati in chiesa, infiocchettati con carta da fiori, perché adornassero il Santo sepolcro in cui campeggiava il più bel crocifisso della chiesa stessa.
All'avvicinarsi della Pasqua, poi, nelle case era tutto un affaccendarsi per le rituali pulizie che solo in questo periodo si facevano in modo meticoloso e profondo: anche la casa doveva essere tutta pulita, come del resto l'anima, per l'incontro con il Signore risorto.
A tale scopo si coinvolgevano anche i ragazzi ai quali si chiedeva di trascinare, a piedi o in bicicletta, la fuligginosa catena del focolare per le strade bianche di polvere e sassi affinché diventasse lucida e scintillante.
Il premio? La promessa di qualche uovo sodo e colorato per Pasqua.
Si diceva che verso Pasqua, “soto Pasqua”, la casa, la corte, perfino la catena del focolare dovevano essere ben ripulite per attendere degnamente la resurrezione di Gesù.
Il venerdì Santo, legate le campane in segno di lutto e per rispetto di Gesù crocifisso, l'annuncio delle funzioni religiose era dato da “racole” e da “trabacole”, raganelle e battole di legno. Nel silenzio della chiesa, i cui altari erano spogli e i Santi erano coperti di teli viola in segno di lutto per la morte del Cristo, c’era un via vai di fedeli che si inginocchiavano in preghiera, specialmente davanti al sepolcro in cui facevano mostra di sé i vasi di bianco loietto o di frumento fatto germogliare al buio di cassapanche o cantonali.
La processione serale del Venerdì Santo, poi, vedeva, più di adesso, la mobilitazione della gente del paese. Solo a Canedole, dove la devozione a San Luigi era molto sentita, durante la processione, i ragazzi portavano la “tracola”, fascia, della “Compagnia di San Luigi” e le ragazze indossavano l'abito bianco con la cintura azzurra delle “Figlie di Maria”.
La processione si snodava per la via principale del paese. Per l'occasione le finestre delle case erano tutte addobbate con le migliori coperte; ai davanzali delle porte lumini accesi a forma di croce. I più benestanti adornavano la casa con palloni di carta colorata con dentro lumini che spesso provocano piccoli incendi.
La devozione dei fedeli era spesso distratta dai negozi aperti ed illuminati con la merce esposta in bella vista: soprattutto la macelleria faceva sfoggio di quarti di bue appesi a grossi uncini, tra fiocchetti di carta e fronde verdi.
Alla messa pasquale, nel momento in cui si “slegavano” le campane, ci si inumidivano gli occhi con un po' di acqua santa, perché Gesù risorto “vedesse” che si era pianto per la sua crocifissione e morte.
A quei tempi non era ancora attuale la profusione di uova di cioccolato grosse e costose; era gran felicità se si poteva avere un piccolo colorato uovo sodo. Le uova si coloravano, soprattutto per il lunedì di pasqua, con carta colorata da fiori, con fondi di caffè, ortiche, fiori di ravizzone ed erba pasqualina (euforbia).
Testo tratto da :
"Erano tempi in cui ..."
Viaggio nella memoria della comunità roverbellese
tra usanze e tradizioni contadine
di Adriano Bellei - Ed. Sometti 2012