ROVERBELLA E LA VIA POSTUMIA
Giuliana Facchini
Università degli Studi di Milano
Lo studio della romanità nell’ager mantuanus non può prescindere dall’analisi dell’importante tracciato stradale costituito dalla Via Postumia.
Anche il territorio di Roverbella deve la sua ricchezza principalmente al passaggio della grande Via consolare, che, come è noto, collegava Genova ad Aquileia, cioè il Tirreno e l’Adriatico, attraversando la Padania.
Scarse sono le pubblicazioni dedicate al territorio mantovano in età romana: ricordiamo in particolare il volume ”Misurare la Terra“ edito nel 1984 in occasione della grande mostra allestita a Mantova sulla centuriazione ed alcuni contributi editi dopo tale data, aventi come oggetto proprio Roverbella e il suo agro.
Come si vede, la documentazione a disposizione al fine di tracciare un quadro della presenza romana in questa area molto vicina al territorio veronese è assai limitata.
Il mio intervento vuole essere dunque un tentativo di delineare il ruolo di Roverbella in età romana, cioè fra la fine del I sec. a.C. al IV sec. d.C., partendo dall’esame del materiale edito e per lo più inedito, rinvenuto casualmente o durante ricognizioni di superficie.
Il territorio considerato occupa una zona periferica dell’agro mantovano, al confine di quello veronese; come è noto, discussa è la delimitazione dei confini dell’agro mantovano in età romana: secondo l’ipotesi dello Zerpellon, ripresa dalla Mutti Ghisi nel 1984, la linea di delimitazione fra il territorio mantovano e quello veronese verso Nord Est, unirebbe Volta Mantovana a Roverbella, passando presso Trevenzuolo, Castel d’Ario e Villimpenta, incontrando la Via Postumia a N/E di Goito.
Questa definizione dei confini ricalcherebbe i primitivi limiti della diocesi di Verona, secondo una bolla di Papa Eugenio III del 1145 indirizzata al Vescovo di Verona, Teobaldo.
Secondo il Tozzi, invece, il confine era segnato dal fiume Mincio. Dice il Tozzi: “il territorio mantovano difficilmente superava il Mincio. Non sarebbe argomento stringente la semplice mancanza di centuriazione, in questa area, ma lo diventa, quando pensiamo alla tradizione antica che sottolineava, come l’intero territorio mantovano, eccettuate le paludi intorno a Mantova, fu confiscato e sottoposto a “limitatio”. (SERV. in Verg. Buc. IX, 10).
Cito infine le considerazioni di Mauro Calzolari in uno studio sulla centuriazione della Padania, secondo il quale sarebbero rilevabili tracce anche modeste di divisioni agrarie nel territorio alla sinistra del Mincio e quindi nell’agro di Roverbella.
In particolare, nella zona di Ca’ Mantovane di Canedole, e nella frazione di Malavicina, queste tracce di limitatio sono parallele al grande rettilineo della Postumia, che fu con molta probabilità la causa della prosperità di questo territorio. La recente riflessione seguita alla pubblicazione degli Atti del Convegno internazionale di studi sulla Via Postumia (Optima Via) e soprattutto alla Mostra "Tesori della Postumia" allestita a Cremona nel 1998, ha in parte ridimensionato le nostre conoscenze sulla via come asse di comunicazione di tutta la Cisalpina: infatti i vari contributi hanno fatto emergere dati interessanti circa il funzionamento della grande strada, utilizzata sembra solo a tratti, ad esempio il tratto ligure, da Genova a Dertona (Tortona), il tratto veneto da Aquileia a Verona, il tratto centrale da Verona a Cremona, privilegiando per i traffici a lungo raggio le vie fluviali (Po ed affluenti).
Un contributo allo studio del tracciato della grande via consolare nel territorio mantovano è stato offerto da G. Bonora nel 1991, che, partendo dall’analisi delle fonti cartografiche, storiche unite all’esame della documentazione archeologica e al riconoscimento delle tracce di strada sul terreno, ripercorre il rettifilo che univa Bedriacum, l’odierna Calvatone, a Verona.
Secondo le ricerche della Bonora “dopo Goito al di là del Fiume Mincio una strada campestre conduce al villaggio di Massimbona, dal quale una carrozzabile sale sul terrazzo orientale del Mincio che si alza di circa 10 metri sul letto alluvionale del fiume: probabilmente questa strada ricalca l’antico percorso.’’
Poco oltre Massimbona in direzione Verona, si incontra il toponimo “le Sei Vie” corrispondente ad un incrocio importante, punto di incontro di sei strade. “E’ probabile che qui si incrociasse una vicinale che, costeggiando il Mincio, metteva in comunicazione la Via Gallica con Mantova.” La strada continua poi rasentando le frazioni di Malavicina e Belvedere.
Mantova è in un certo senso tagliata fuori dal percorso della Postumia, anche se è collegata ad essa da bretelle riconoscibili in seguito a ricognizioni sul terreno e attraverso ricerche aerofotografiche. Una di esse, come hanno messo bene in luce Pierluigi Tozzi e Mauro Calzolari, consiste in un rettifilo che a Redondesco (luogo di rinvenimento del miliario di Postumio Albino 148 a.C.) a nord dell’Oglio, si stacca dalla Postumia per dirigersi a Castellucchio e poi verso Mantova.
Un’altra bretella doveva collegare Mantova a Villafranca di Verona, nel punto di congiunzione con la Postumia. Il Calzolari al convegno sulla Postumia ha sostenuto che non esistono elementi archeologici sicuri per definire il tracciato di questo raccordo che potrebbe essere ricalcato approssimativamente dalla via per Castiglione Mantovano documentata fin dal XII-XIII secolo.
Se adesso osserviamo la cartina di distribuzione dei rinvenimenti archeologici intorno a tale via si rileva una concentrazione di materiali, resti di strutture ecc. di età romana.
La maggior parte dei ritrovamenti occasionali del comune di Roverbella sono localizzabili lungo la strada che corrisponde alla Strada Statale n.62.
Inoltre non bisogna sottovalutare le osservazioni che anche i componenti del Gruppo di Ricerca e Tutela della Storia Roverbellese hanno fatto più volte, relative alla consistenza del terreno, alla frequenza ad es. notevole di ciottoli in determinate zone. Purtroppo i tratti di strade glareate, cioè costituite da grossi ciottoli fluviali, a volte, come abbiamo detto, sopraelevate, sono i primi ad essere sconvolti dalle arature.
In età tardo antica il tronco intermedio Bedriacum - Verona della Postumia, detto Levata, decade; conserva una certa vitalità Goito, vicus prima, Castrum poi, perché si trova sul tracciato Brescia - Mantova, nel punto di attraversamento del Mincio. Ricordiamo anche, più a sud, Gazoldo degli Ippoliti, nel punto di incrocio con un decumano della centuriazione, quello di Piubega, e Redondesco, ai margini dell’agro centuriato di fronte all’antica bretella per Mantova, come si è detto. Roverbella e il suo territorio si trova comunque in posizione favorevole fin dall’età romana ed anche precedentemente, come è dimostrato dalla ricchezza di ritrovamenti seppure occasionali.
Veniamo ora ad analizzare i rinvenimenti del territorio roverbellese, segnalati in gran parte dal Gruppo di Ricerca e Tutela della Storia Roverbellese.
Osservando la distribuzione dei ritrovamenti, interpretando i dati raccolti, riusciamo ad avere un quadro interessante della situazione socioeconomica dell’insediamento in età romana. Come ho detto prima il maggior numero di siti si concentra lungo la statale n.62 che potrebbe ricalcare un antico percorso.
Due sono le località particolarmente significative: la frazione S.Lucia e la località Fornace di Corte Olmo a Canedole, dove ritrovamenti di laterizi, frammenti di anfore, di materiale ceramico anche fine, e scultoreo (cito l’erma in marmo giallo antico, edita), tessere di mosaico, inducono ad ipotizzare l’esistenza di ville urbano rustiche.
Teniamo presente che in età romana, come sottolinea anche Calzolari, le campagne tra il Mincio e il Tartaro non erano desolate, coperte da acquitrini e da boschi, come potevano apparire all’uomo dell’alto medioevo quando “mutate condizioni ambientali portarono ad un generale peggioramento delle condizioni di drenaggio e alla formazione di sacche paludose”.
Agli inizi dell’età imperiale le campagne tra il Mincio e il Tartaro dovevano avere un aspetto molto simile a quello del basso medioevo: file di alberi e sentieri scandivano i campi coltivati; i boschi erano concentrati lungo i fiumi. La fitta rete degli insediamenti rustici sparsi sul territorio testimonia la presa di possesso anche di queste campagne di confine ai margini degli agri di Mantova e di Verona.
In località Castelletto sono stati rinvenuti un frammento di macina, frammenti ceramici e materiale laterizio, fra cui un mattone con bollo edito, e a Castiglione Mantovano è stata recuperata una bellissima statuetta in bronzo (edita).
Non mancano inoltre segnalazioni di sepolture ad inumazione o cremazione in vari siti: in località Corte Cornalino nel 1990, a Motella, S.Giorgio nel 1993, ecc.
Come si vede da questa breve sintesi, il territorio considerato si presenta di notevole importanza e meritevole sicuramente dell’interesse e dell’impegno dimostrati dalla Soprintendenza e dagli Enti locali.
Bibliografia essenziale
AA.VV., Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso mantovano, catalogo della mostra - Mantova 25 febbraio - 1 aprile 1984, Modena 1984.
G. BONORA MAZZOLI, Ricognizioni topografiche lungo la Via Postumia, in Calvatone Romana, Studi e ricerche preliminari, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Quaderni di Acme 13 (a cura di G.M. Facchini), Milano 1991, pp. 61- 64.
M. CALZOLARI, Territorio e insediamenti nella bassa pianura del Po in età romana, Verona 1986.
M. CALZOLARI, Padania romana. Ricerche archeologiche e paleoambientali nella pianura tra il Mincio e il Tartaro, Mantova 1989.
M. CALZOLARI, La Via Postumia da Cremona a Verona, in Tesori della Postumia, Archeologia e Storia intorno a una grande strada romana alle radici dell'Europa, Milano 1998, pp.235 - 239.
M. CALZOLARI, La Via Postumia tra l’Oglio e l’Adige e i raccordi con Mantova, in Optima Via, Atti del Convegno Internazionale di Studi “Postumia. Storia e Archeologia di una grande strada romana alle radici dell’Europa” (Cremona 1996), a cura di G. SENA CHIESA ed E.A. ARSLAN, Milano, 1996, pp. 145 - 159.
G. FILIASI, Delle strade romane che passavano anticamente dal mantovano, Guastalla 1792.
P. FRACCARO, La Via Postumia nella Venezia in Opuscula I, Pavia 1957, p. 196 ss.
E. M. MENOTTI DE LUCIA, Un frammento di piccola scultura rinvenuto a Roverbella (MN): breve nota, in Quaderni del Gruppo Archeologico Ostigliese, 1992, pp. Ili- 116.
E. M. MENOTTI, Elementi per la conoscenza del mantovano in età romana: il territorio di Roverbella, in Annali Benacensi, Atti del XIII Convegno Archeologico Benacense, (Cavriana 10 ottobre 1993), 11, 1996, pp. 149 - 158.
E. MUTTI GHISI, L’agro mantovano: confini e situazione topografica, in AA. VV., Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso mantovano, catalogo della mostra - Mantova 25 febbraio - 1 aprile 1984, Modena 1984, p. 38 ss.
Optima Via, Atti del Convegno Internazionale di Studi “Postumia. Storia e Archeologia di una grande strada romana alle radici dell’Europa” (Cremona 1996), a cura di G. SENA CHIESA ed E.A. ARSLAN, Milano, 1996.
Tesori della Postumia, Archeologia e Storia intorno a una grande strada romana alle radici dell’Europa, Milano 1998.
P. TOZZI, Storia padana antica. Il territorio fra Adda e Mincio, Milano 1972.
A. ZERPELLON, Verona e l’agro veronese in età romana, Verona 1954.
n.b.: Testo tratto da "ROVERBELLA ATTRAVERSO I SECOLI: CIVILTA' E CULTURE IN UNA TERRA DI CONFINE - ATTI DELLE CONFERENZE (SETTEMBRE-OTTOBRE 1997)" - maggio 1999