Ho stampato la prima copia dei ricordi di mia madre nel giorno del mio sessantesimo compleanno, il 29 ottobre 1994.
Un giorno di quelli che non si dimenticano, con il senso dell’opera finalmente compiuta, da donare a qualche centinaio di parenti, amici, persone care, molte delle quali ricordate personalmente nel tempo vicino o lontano e fatte sentire – indipendentemente dal loro “ruolo” – parte di una costellazione familiare estesa o limitata ma mai dimenticata.
Fino a quel giorno, il destino avventuroso della “nonna Hilda”, come voleva essere chiamata, aveva alternato gioie e dolori con una sorta di sequenza che, vista con il passare degli anni, dava l’impressione di un susseguirsi in qualche modo equilibrato di eventi, sulla bilancia della gioia e della pena.
Ma presto tutto prese la via desolata senza ritorno: la malattia strappò alla vita Giuseppe, mio padre (nel 2000) e poco dopo, nell’arco di tre settimane l’uno dall’altro, i miei fratelli Gian Maria e Cesare (2002).
La “nonna Hilda” resistette impavida fino al 2016, appena dopo avere compiuto 103 anni, lo sguardo spento che sembrava chiederti perché. Precedette di tre anni il più giovane dei suoi quattro figli, Sandro (2020), lasciandomi qui – primogenito e ultimo – a testimoniare questa nostra storia con il suo nodo di gioie oltre che di angosce.
La lettura di questo libro resterà aperta a tutti, oggi e domani, e darà sempre prova di quanta e straordinaria forza nutra l’anima della nostra amata terra.
18 dicembre 2023 Gianni Cancellieri