LA PREISTORIA A ROVERBELLA

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BELLEI ADRIANO
20/3/2022

La PREISTORIA a Roverbella

La preistoria è quel lungo intervallo di tempo compreso tra la comparsa dell'uomo sulla terra (circa 500.000 anni fa) ed i primi documenti scritti che narrano il suo cammino ed il suo continuo progredire. L'inizio della scrittura, e quindi della storia, risale a circa 3.500 anni fa. Ma anche prima di essa l'uomo preistorico ha lasciato segni del suo passaggio sulla terra attraverso pitture ed incisioni sulla roccia.

Nel territorio roverbellese sono stati rinvenuti tanti reperti che testimoniano la presenza dell’uomo già a partire dal NEOLITICO (da 8.000 a 4.500 anni fa).

Tuttavia, a Roverbella sono notevoli i ritrovamenti appartenenti all’ETÀ DEL FERRO (da 2.900 a 1.900 anni fa), ampiamente documentati dagli scavi effettuati nel castello di Castiglione Mantovano, dove si è evidenziata la presenza della cultura “PALEOVENETA”.

Sono molte le fonti scritte sui Paleoveneti (o Veneti antichi) lasciateci da scrittori greci e latini.

Tutte però hanno un carattere mitico e, per meglio comprenderle, occorre confrontarle con i dati certi dell'archeologia.

Omero (Iliade ed Odissea) chiamò le popolazioni del Veneto antico ENETOI. I latini, in seguito, traducendo il termine greco enetoi, aggiunsero una V iniziale facendoli diventare VENETOI. Per contrazione VENETI. Secondo Omero i VENETI provengono dalla “Plafagonia”, regione dell'Asia Orientale, l'odierna Turchia. TITO LIVIO, storico romano, racconta che i VENETI, guidati dall'eroe troiano ANTENORE, dopo la caduta di Troia e la morte del loro re Pilemene, scappando dalla loro città in fiamme, arrivarono con alcuni troiani sopravvissuti, nell' Alto Adriatico (golfo di Venezia). Qui scacciarono gli EUGANEI e si insediarono nel loro territorio, oggi chiamato VENETO. Ciò avvenne, sempre secondo gli storici antichi, tra il 1300-1200 a.C. Omero e Livio, però, ci dicono poco del modo di vivere di questi nuovi abitanti del Veneto (paleoveneti). Solo POLIBIO, storico greco vissuto però a Roma come ostaggio in casa di Paolo Emilio (padre del più noto SCIPIONE L'EMILIANO), ricorda che i VENETI avevano affinità di costumi con il popolo dei CELTI: stesso modo di vestire, stessi ornamenti, stesso modo di costruire i villaggi. Parlavano però lingue diverse.

Il sito di Castiglione Mantovano, pur non rivelando una chiara distribuzione delle capanne, ha evidenziato che quelle scavate avevano forma rettangolare. I piani del pavimento erano in terra battuta con il grande focolare al centro (al Museo archeologico di Piazza Castello in Mantova è possibile ammirare un intero focolare in argilla, proveniente dallo scavo di Castiglione M.no, oltre a tanti altri reperti del nostro territorio consegnati alla Soprintendenza Archeologica). Si è appurato, durante lo scavo, che le pareti delle capanne erano di legno o di canna intonacata con argilla (incannucciato), che il tetto delle stesse era di frasche o di paglia.

Dai molti reperti ritrovati si è capito che l'economia di quegli antichi abitanti del roverbellese era basata sull'agricoltura ed allevamento (molti i reperti riferibili ad ovini).

La attività artigianali di quei roverbellesi erano: manifattura della ceramica, lavorazione dell'osso, lavorazione del bronzo e del ferro.

Bronzo e Ferro arrivavano a Roverbella dalle colline metallifere della Toscana sotto forma di pani che venivano poi rilavorati in loco evidenziando così un fiorente scambio commerciale con altre popolazioni.

Autore: BELLEI Adriano
Redattore: DORIA Gianmarco
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