LA CULTURA DEI VASI A BOCCA QUADRATA NEL TERRITORIO DI ROVERBELLA

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BELLEI ANDREA
19/7/2022

LA CULTURA DEI VASI A BOCCA QUADRATA NEL TERRITORIO DI ROVERBELLA (MN)

Elisabetta Starnini

Soprintendenza Archeologica per la Lombardia

Prima di affrontare nei dettagli le problematiche relative alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, appare necessario fare una breve introduzione per spiegare il concetto di Neolitico e le implicazioni che questo tipo di economia ha avuto nella storia del­l’uomo.

Con il termine Neolitico si intende infatti un momento di svolta nella storia più antica dell’umanità, che corrisponde all’introduzione dell’economia agricola, basata sulla coltivazione di piante e l’allevamento di specie animali addomesticate. Questo processo in Italia settentrionale si avviò circa 6500 anni fa, quando in pianura com­parvero i primi villaggi lungo le principali vie fluviali, durante il Neolitico Antico. Le comunità di cacciatori-raccoglitori che vivevano precedentemente in queste zone, sembrano gradatamente scomparire o essere confinate nelle zone Alpine, meno propizie per una primitiva agricoltura.

Con il Neolitico e l’agricoltura, compaiono anche gli strumenti di lavoro idonei, rappresentati principalmente dalle falci con lame in selce, riconoscibili dalla patina lucida che si forma durante il loro utilizzo, le asce in pietra levigata per tagliare e lavorare il legno, la ceramica per cuocere, consumare e conservare il cibo.

Le prime Culture agricole dell’Italia settentrionale prendono il nome dalle località dove furono effettuati i primi ritrovamenti significativi. Abbiamo così il Gruppo del Vhò, dal nome della località nei pressi di Piadena (CR), la cui estensione territoria­le occupa parte dell’Italia nord-occidentale e il Bresciano e potrebbe comprendere anche l’Alto Mantovano.

Quest’ultima area potrebbe essere comunque in parte interessata anche dalla Cultura di Fiorano, che si estende in Veneto, in Toscana settentrionale ed in Emilia Romagna. Purtroppo non conosciamo ancora le caratteristiche dei siti che potevano esistere lungo il corso del Mincio, il quale potrebbe aver costituito un limite natu­rale di confine tra gruppi culturali diversi.

Attorno al 4000 a.C., secondo le date al radiocarbonio, assistiamo sempre in Italia settentrionale, all’avvio di un processo di unificazione culturale e territoriale che conduce alla formazione della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, con la quale si fa iniziare il Neolitico Medio. In gran parte dell’Italia settentrionale, prima divisa in varie entità culturali con caratteristiche proprie della cultura materiale, si diffondo­no le stesse forme e decorazioni vascolari con una caratteristica comune ed origina­le: molte delle forme comuni, come le ciotole, le scodelle e i bicchieri, presentano l’imboccatura quadrata. Durante la prima fase di sviluppo della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, questi recipienti si rinvengono, pressoché identici, dalle coste della Liguria fino ai Colli Berici, nel Veneto. Altri elementi caratteristici ritrovati nei siti di questa Cultura sono gli stampini in terracotta, chiamate pintadere, con motivi geometrici intagliati e le statuine femminili di terracotta che vengono generalmente messe in relazione a culti della fertilità. Sia le figurine in terracotta che molte delle decorazioni della ceramica presentano affinità con le Culture della Penisola Balcanica e della costa Dalmata.

Numerose testimonianze della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata sono state rinve­nute nel Roverbellese, ma soprattutto nel non distante territorio del Comune di Porto Mantovano, grazie alle ricerche di superficie effettuate da appassionati e membri del Gruppo di Ricerca e Tutela della Storia del Roverbellese. Si tratta per lo più di strumenti in selce scheggiata, tra cui caratteristiche punte di freccia e grattatoi; non mancano neppure strumenti in pietra levigata, tra cui asce, accette e scalpellini, confezionati in rocce verdi metamorfiche, che studi recenti hanno determinato come provenienti dall’arco alpino occidentale.

Per la selce, venivano utilizzati i ricchi affioramenti dei Monti Lessini e le zone con ciottolame fluvio-glaciale, dove non doveva essere difficile raccogliere noduli lavora­bili.

In uno dei siti scoperti in superficie, nella frazione di Bancole, in Comune di Porto Mantovano, si sono potuti effettuare di recente alcuni sondaggi che hanno confer­mato l’esistenza di un vasto insediamento di questa Cultura, purtroppo molto dan­neggiato dai lavori agricoli che si sono succeduti nelle nostre pianure fino dall’epo­ca romana. Sono venuti alla luce i fondi di alcuni pozzetti, in uno dei quali sono stati rinvenuti i resti di due crani umani e numerosi denti, forse appartenenti a sepolture intenzionali. I crani erano infatti adagiati sul lato sinistro, una caratteristi­ca piuttosto comune nelle sepolture di questa Cultura. In questo periodo, infatti, i morti venivano deposti in posizione rannicchiata, su di un fianco, e non mancano casi in cui le sepolture erano poi racchiuse da strutture in pietra disposte in modo da formare una cassetta.

Altri insediamenti di questa Cultura sono stati individuati in località Cimitero di S.Antonio, sempre in Comune di Porto Mantovano, dai quali provengono asce in pietra verde e numerose selci.

Da alcune località del Roverbellese, individuate in superfìcie, sono stati raccolti stru­menti in selce scheggiata con ritocco particolare, chiamati foliati, che potrebbero appartenere alle fasi più recenti della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. Sempre dal territorio di Roverbella, durante gli scavi di una scolina, è stato recuperato di recen­te un grosso frammento di vaso a bocca quadrata, che conferma la presenza di inse­diamenti databili alla fase finale di questa Cultura.

n.b.: Testo tratto da "ROVERBELLA ATTRAVERSO I SECOLI: CIVILTA' E CULTURE IN UNA TERRA DI CONFINE - ATTI DELLE CONFERENZE (SETTEMBRE-OTTOBRE 1997)" - maggio 1999

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