I PERDUTI MONUMENTI IN BRONZO DI ROVERBELLA E MALAVICINA
Con la fine del primo conflitto mondiale(1), la guerra di massa e la morte di massa comportarono anche un lutto di massa. L’elaborazione di questo profondo e diffuso lutto in Italia, col duplice fine di ricordare e di cercare di dare un senso alle perdite, s’impose come necessità privata e al tempo stesso anche pubblica, assumendo via via una sempre più marcata funzione politica.
Su questo sfondo, in particolare, con l’avvento del regime(2), il fascismo sviluppò, attorno al tema del sacrificio e dell’obbedienza, il culto dei caduti che venne inserito anche all’interno della vita scolastica.
Il culto dei caduti non fu dunque solo un fenomeno che riguardò il sentimento, la memoria, il ricordo e l’intento commemorativo e celebrativo ad esso sotteso, ma fu un processo generale e massivo che investì le istituzioni governative tanto quanto l’opinione pubblica e che si declinò nell’ambito legislativo ma allo stesso tempo anche in quello storico, artistico e sociologico, diventando lo specchio della storia e della cultura di un’epoca, sintomatico anche di una deriva in termini autoritari.
Praticamente non ci fu comune che non abbia dedicato una lapide commemorativa o un monumento ai caduti della Grande Guerra in Italia tra il 1918 e il 1938.
Successivamente diversi monumenti ai caduti vennero coinvolti in un fenomeno verificatosi durante la Seconda Guerra Mondiale, ovvero la rimozione dei bronzi al fine di fornire metallo da fondere per le esigenze belliche(3). Interessante è ripercorrere l’iter legislativo che a partire dal 1939 attraversa poi gli anni del conflitto e, passando per la requisizione di semplici cancellate e campane, giunge alla scelta di fondere le decorazioni bronzee di alcuni monumenti non ritenuti di particolare rilevanza artistica.
Dall’analisi delle fonti emerge un quadro man mano sempre più definito, che coinvolge ogni tipologia di bene sacrificabile per la Patria e per la guerra. Non si sottraggono purtroppo a questo destino i numerosi bronzi che adornavano i Monumenti ai Caduti: nonostante decreti legge e leggi inserissero il riferimento alla discrezionalità del Ministero e all’analisi del valore storico artistico dei manufatti, molto spesso la procedura di requisizione ha avuto la meglio, svuotando la storia, il ricordo dei caduti e la simbologia delle opere monumentali.
Anche il comune di Roverbella dedicò ai suoi caduti dei monumenti celebrativi.
Il primo, nel 1923, nella piazza fronte Municipio, oggi piazza Garibaldi, opera dello scultore milanese Frizzi Arturo Libero(4), vincitore del concorso indetto dal “comitato Pro-Monumento”. “Il dovere” era il titolo dell’opera. Questa consisteva in un monumento a cippo sopraelevato su quattro gradini. La base, costituita da tre elementi sormontati a base quadrata, ospitava la statua bronzea a coronamento, la quale rappresentava il fante in vedetta con moschetto e mantello svolazzante(5). Ai lati del basamento erano fissati 12 stemmi delle città e targhe in bronzo.
Il Monumento originario venne inaugurato il 18 novembre 1923.
Il secondo, nel 1923, nello spazio compreso tra la chiesa di Malavicina e l’ufficio postale, opera dello scultore di Solarolo di Goito Venturini Aldo(6). Il monumento in bronzo rappresentava un soldato con elmetto sul capo che sostiene la bandiera.
Le fotografie qui riportate sono state inviate, in data 4 marzo 1941, dal Comune di Roverbella alla Regia Soprintendenza di Verona-Mantova-Vicenza a seguito della richiesta della stessa con nota n. 334 del 26 febbraio dello stesso anno nell'ambito del censimento dei monumenti in materiale bronzeo di proprietà pubblica da cedere alla Patria per esigenze belliche.
Nel foglio di accompagnamento allegato furono riportati dal podestà anche i dati richiesti per i monumenti (luogo, anno, autore)(7).
La loro sorte è nota ai roverbellesi: il fante di vedetta di Roverbella fu rimosso e fuso per scopi bellici nel 1943, sostituito, terminata la seconda guerra mondiale, nel 1951 con l’attuale monumento alla Patria ("l'Angelona”)(8), poi spostato nel 2018 sul sagrato ampliato della chiesa.
Il soldato di Malavicina subì analoga sorte, sostituito con una croce di marmo bianca.
Per ulteriori approfondimenti e dettagli, si veda anche il link sotto riportato.
Bellei Andrea
Gennaio 2023
Fonti:
- Archivio SBEAP-BS, Raccolta Monumenti in bronzo 1940-1941.
- “Annali online della Didattica e della Formazione Docente” Vol. 8, n. 12/2016, pp. 83-114 – ISSN 2038-1034: Il culto dei caduti della Grande Guerra nel ‘progetto pedagogico’ fascista.
- https://www.movio.beniculturali.it/sbeap-ba/monumenticadutigrandeguerra/it/16/normativa-storica
- https://catalogo.beniculturali.it/
Note:
1) La prima guerra mondiale fu un conflitto che coinvolse le principali potenze e molte di quelle minori tra il 28 luglio 1914 e l'11 novembre 1918.
2) Il fascismo giunse al governo nell’ottobre del 1922 in seguito alla marcia su Roma.
3) Furono promulgati 6 decreti legislativi dal 1939 al 1942 al riguardo (1 Legge e 5 regi decreti legge).
4) Libero Frizzi è un artista milanese nato nel 1893 e morto nel 1954. Dal 1922 ritoccatore di cere, alla fine degli anni ’30 diviene socio della fonderia artistica di Battaglia in Milano. Fra altre sue opere, il monumento ai caduti di Fusine (So) e di Marmirolo (1922). Sua anche una scultura in bronzo tenuta presso il palazzo di bagno a Mantova sede della Prefettura (Maternità).
5) “La sentinella stava in un posto avanzato in un periodo di bufera che resiste graniticamente sfidando i disagi del tempo opponendosi come barriera insuperabile a fronteggiare l’attacco nemico” – Archivio Storico Comunale di Roverbella, Scatola 133, Busta 42, cat. VIII, cl. 5, fasc. 1, 1923. Relazione dei cinque bozzetti presentati dallo scultore Libero Frizzi in occasione del Concorso per l'elevazione del Monumento ai Caduti nel Comune di Roverbella.
6) Aldo Venturini goitese di Solarolo, fu attivo nel corso degli anni Venti in numerosi monumenti ai caduti del territorio mantovano, come a Castelgrimaldo di Cavriana, Cerlongo di Goito (1922), Malavicina di Roverbella (1923), Cereta di Volta (1923), Sacca di Goito (1929).
7) Per quanto riguarda la data di esecuzione del monumento di Roverbella, è riportata per errore la data del 1921, invece del 1923.
8) Il nuovo monumento, opera degli scultori mantovani Aldo Bergonzoni e Albano Seguri, fu inaugurato il 4 novembre 1951. Il comune, alla ricerca dei fondi necessari, promosse anche una cartolina postale illustrata dal pittore roverbellese Enos Passerini.