FRATEL ETTORE BOSCHINI

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TURINA PATRIZIO
28/5/2022

FRATEL ETTORE BOSCHINI

Nacque a Belvedere, frazione di Roverbella (MN) il 25 marzo 1928 da un famiglia agiata di agricoltori. Quattro anni dopo, in seguito ad una grave crisi del settore agricolo la famiglia fu costretta a spostarsi nella adiacente frazione di Malavicina ed Ettore dovette abbandonare gli studi e dedicarsi alla famiglia per rimediare dei soldi con lavori occasionali in stalla. Fu un giovane piuttosto allegro e scanzonato fino all'età di 17 anni quando quasi per caso si recò in gita con l'allora parroco di Malavicina Don Everardo Corvi presso il santuario di Santa Maria della Corona a Caprino. Lì ebbe un incontro/dialogo con la statua della Vergine che lo segnò per il resto della sua vita; decise di diventare credente ed incominciò a leggere i testi sacri. Mentre si trovava a lavorare in montagna nella zona di Brentonico, incontrò un frate di San Giuliano di Verona, fratel Guido Coser che lo consolò in un brutto momento. Ettore rimase colpito dalla tonaca talare del frate che portava una croce rossa sul petto, la divisa dei frati camilliani.  San Camillo De Lellis (Bucchianico, Chieti, 1550 – Roma,1614) nel 1582 era stato il fondatore dell'Ordine dei Ministri degli Infermi, conosciuti come Camilliani, il cui ruolo era quello di curare ed assistere gli ammalati e i feriti di guerra. Anche egli aveva vissuto il primo periodo della sua vita in modo molto scapestrato, facendo il soldato di ventura ed il giocatore d'azzardo. Ettore in un certo senso 400 anni più tardi ripercorse le orme del fondatore. Ettore si informò e capì di voler entrare in quella confraternita per potere curare i bisognosi ed i malati. Il 6 gennaio 1952 entrò nell'ordine dei Camilliani e ne prese i voti temporanei come fratello il 2 ottobre 1953. Viene destinato con mansioni di infermiere, dapprima agli Alberoni di Venezia, poi passa a Predappio con i malati psichici, successivamente viene inviato a Dimaro dove ha un crollo psico-fisico a seguito del quale deve prendere una pausa di riflessione. Ripresosi, viene assegnato alla Comunità San Camillo a Milano. All'inizio degli anni settanta a Milano, mentre lavorava, prese la licenza media ed il diploma di infermiere professionale. La notte di Natale 1977 chiede ai suoi superiori il permesso di portare ai senza tetto panettoni e spumante. Il permesso gli viene accordato. Così scopre questo mondo sotterraneo e da allora i senzatetto di Milano diventano la sua vera famiglia. Come dice un suo biografo Gianpiero Pettiti, “Fratel Ettore è testardo nelle sue idee, spregiudicato nelle scelte, discutibile sui metodi”.
Comincia portando ai bisognosi pentoloni di minestrone fumante. Apre il primo dormitorio negli androni sotto i binari della stazione centrale di Milano, nei locali ottenuti per gentile concessione del capostazione. Poi si organizza ed apre mense, dispensari e pronta accoglienza. Cura tutti, dai barboni, ai malati di AIDS, agli alcolizzati, alle prostitute, agli stranieri spesso irregolari. A Milano negli orari notturni, vaga per le strade a cercare i vagabondi e i senzatetto e li convince a trasferirsi nell'androne della stazione dove vengono ripuliti, lavati, vestiti con abiti puliti, rifocillati e se necessario curati. Possono dormire nelle brandine allestite e il giorno dopo andarsene liberamente. Molti tornano, molti non tornano più. Crede fermamente nella Provvidenza, la quale spesso con incredibile puntualità arriva a portargli quanto gli è necessario per continuare la sua opera. Un suo grande estimatore fu tra i tanti personaggi pubblici e facoltosi, Mike Bongiorno che molto generosamente gli fece arrivare grossi capitali ed addirittura costrinse l'emittente televisiva a cui era legato a convertire una parte delle vincite in opere caritatevoli per fratel Ettore. Su YouTube c'è un video di 5 minuti del 1985 trasmesso da Mike Bongiorno nella sua trasmissione Superflash nel quale viene illustrata l’attività di Fratel Ettore. Questo gli diede un’enorme visibilità nazionale e soprattutto nel suo territorio, nel milanese. Venne chiamato con l'appellativo il "Folle di Dio" grazie al suo carattere esuberante e mai domo, sempre pronto a sacrificarsi e da correre in prima persona in ogni direzione per portare sostegno ai poveri. Aveva capito l’importanza dell’uso dei mass-media e quindi non perdeva occasione di andare sulle cronache, sui giornali ed in televisione. Cercava la visibilità che gli avrebbe portato i mezzi per avanzare nel suo percorso di carità. Per questo si attirava spesso le accuse di protagonismo. In Vaticano, ove si recava molto di frequente, metteva spesso in difficoltà gli addetti alla Sicurezza che non riuscivano a trattenerlo. Ebbe incontri importanti come quelli con Papa Wojtyla e con madre Teresa di Calcutta oltre che con gli alti gradi della Chiesa milanese; su tutti il cardinale Martini che rimaneva sempre stupito dall'entusiasmo, dal disinteresse e dalla straordinaria abilità di Fratel Ettore. Vari sono gli aneddoti che circolano sulla sua persona. Un giorno del 1981 Fratel Ettore si recò al Policlinico Gemelli di Roma a trovare Papa Wojtyla che aveva appena subito l’attentato di piazza San Pietro per mano di Alì Agca. Ettore porta in regalo una statua della Madonna ed una busta con un’offerta, contenente la somma di un milione di lire perché il Papa la potesse adoperare a sua discrezione. Ettore venne benevolmente rimproverato dai suoi collaboratori perché quella cifra poteva essere comoda per le loro iniziative. Alla mattina successiva la Provvidenza nelle vesti di un anonimo benefattore gli fece arrivare una busta con la cifra di 50 milioni. Racconta suor Teresa Martino. Una volta Fratel Ettore fece irruzione ad un convegno sulla solidarietà milanese, pieno di nomi importanti, portandosi dietro un centinaio di ucraine: “Se volete davvero fare qualcosa di utile – gridò – ciascuno di voi ne assuma una come colf. Adesso!”. Altri episodi nei racconti di suor Teresa. “L’altro giorno” ha raccontato “eravamo senza pane. Stavo uscendo per andarlo a cercare quando ne è arrivato un camion pieno”. “E chi te lo ha mandato?” “Non lo so. Secondo me Maria Vergine”. “Quando un sacerdote camilliano in partenza per l’America Latina gli chiese una statuetta della Madonna da portare in missione, Fratel Ettore andò ad acquistarne una da un amico scultore, alta quasi due metri, pesantissima, in marmo bianco, magnificamente scolpita. Costo, cinque milioni di vecchie lire. E quasi altrettanto occorreva spendere per imballarla e spedirla oltre Oceano. Quando l’economo di Casa Betania a Seveso - il quartiere generale delle sue opere di misericordia - fu informato della spesa, assalì Fratel Ettore con parole di fuoco: “Ma come, dobbiamo pagare un conto di cento milioni, tra pochi giorni per i lavori qui alla casa e tu vai a spenderne altri dieci per una statua”. Ma lui non si fece intimorire: ”E’ una missione che sta muovendo i primi passi. Hanno il diritto di avere una bella immagine di Maria”. Quella sera stessa una signora mai vista prima bussò alla porta e consegnò un assegno di alcune centinaia di milioni, sufficiente per la statua, per pagare i lavori e per altre spese ancora”. Rifugi e centri di accoglienza aperti grazie all'opera di Fratel Ettore:

- Amici del Cuore Immacolato di Maria in Via Sammartini, Milano

- Villaggio delle Misericordie ad Affori, Milano

- Casa Betania a Seveso

- Casa Alleluia a Novate milanese

- Nostra Signora di Loreto a Bucchianico, Chieti, paese natale di San Camillo

- Piccola Casa Misericordia a Crescentino, Vercelli

- Sacra Famiglia, Villaggio Grosio a Grottaferrata, Roma

- e all’estero: Comunità Nazareth a Bogotà in Colombia

Muore per una leucemia fulminante il 20 agosto 2004 a Milano nella clinica camilliana “San Pio X” a Milano, lasciando alla guida delle sue comunità la sua più stretta collaboratrice, suor Teresa Martino, una ex attrice e presentatrice della RAI, che nel 1994 abbandonò la carriera dello spettacolo per seguire Fratel Ettore. Il 19 dicembre 2017 l'arcivescovo di Milano Mario Delpini dà inizio al processo per la sua causa di beatificazione e canonizzazione. La sua salma è tumulata nella cappella della Casa Betania a Seveso vicina a quella di un suo grandissimo amico e collaboratore Sabatino Jefuniello, giovane salernitano, sacrificatosi alla loro causa, morto a soli 31 anni, anche lui in sentore di beatificazione dal dicembre 2002. Un ricordo con un cenno particolare merita anche Enrica Pleboni che ha dedicato all'opera di fratel Ettore gli ultimi anni della sua breve vita. Anche per lei è stata aperta la procedura di beatificazione. Nel frattempo la città di Milano gli ha dedicato il giardino posto in viale Stelvio all'angolo di via Paolo Bassi, di fronte alla clinica Pio X.

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