CAMPANARI DI MALAVICINA

TUTTI GLI ARTICOLI
TURINA PATRIZIO
11/3/2022

CAMPANARI di Malavicina

La data ufficiale del primo concerto della Compagnia Campanaria San Francesco  di Malavicina, risale al 1842 allorquando fu eseguito da cinque campanari.

Attualmente la Compagnia è formata da un effettivo di una quindicina di persone più altrettanti simpatizzanti che variano dai soggetti giovani fino ai più esperti pensionati.

Viene usata la tecnica dei suonatori a sistema veronese, diverso dall’ambrosiano lombardo, cioè le campane hanno una ruota che consente loro di girare di 360º gradi, senza fermi. Ciò permette di avere un suono unico e pulito, senza ritorni.

Le prime 5 campane più una sesta campanella di richiamo, furono prodotte dalla fonderia Cavadìni di Montorio Veronese ed installate sul campanile della chiesa parrocchiale di Malavicina, dedicata a San Francesco, eretta ed inaugurata nel 1713.

In occasione della rottura del perno della campana principale, denominata Cristo Re, nel 1958 per iniziativa del parroco don Dualco Giuliani, si rifondono in tonalità RE bemolle, le 6 campane presso la Fonderia Capanni di Castelnuovo ne' Monti di Reggio Emilia.

A queste 6 campane originarie, nel 1969 don Luigi Zanotto ne fece aggiungere tre nuove, mentre nel 1998 furono aggiunte in occasione del Giubileo, la decima per opera di don Emo Trivini e l'undicesima finanziata dalla Compagnia Campanaria stessa. Questa fu voluta per consentire l'esecuzione del Salve Regina.

La conoscenza della musica è di scarsa utilità visto che sono tutti coordinati dal Maestro Mario Girelli, classe 1940 che coordina i suonatori dal lontano 1992.

I campanari entrano nella stanza alla base della Torre Campanaria e si piazzano in prossimità della fune che dovranno tirare.

Dal soffitto di cemento fuoriescono, pendendo, le funi delle 10 campane, ognuna numerata dall'1 al 10.

La tecnica è questa: il maestro chiama con il numero la campana prevista nella sequenza dello spartito ed il corrispondente campanaro tira la sua fune. Per la numero 1 che pesa oltre 12 quintali servono 2 robusti operatori.

I concerti avvengono tutte le domeniche mezz’ora prima della messa delle 10.30 ed inoltre alla vigilia delle feste solenni, per le cresime, i funerali e i matrimoni.

In un bell'articolo di Maria Antonietta Filippini apparso nel 2010, sulla Gazzetta di Mantova, vengono narrate queste vicende che trascrivo: "I suonatori erano pochi e rare le esecuzioni non di routine. Era stato persino predisposto il sistema per l’elettrificazione, per suonare le campane in automatico. Ma non era ancora pronto quando andò in pensione il sacrista Luigi Toffoli. Funerale senza rintocchi. Il successore non sapeva suonare le campane e, per la prima volta, si celebrò un funerale senza rintocchi. I parenti si guardavano allibiti. Da sempre l’addio a un maschio si dava con il suono ‘a morto’ di una campana grande, la 4, e di una più piccola, la 5, per la donna. Tutti venivano a sapere.

Il sacrista però non si perse d’animo e cominciò a girare i bar, cercando volontari. Trovò qualche vecchio campanaro e anche giovani disposti a imparare. La Compagnia è davvero risorta. Oggi è una realtà di quasi cinquanta persone, partecipa a concorsi, vince premi, viene chiamata a fare da giuria soprattutto in Veneto, perchè segue il sistema veronese."

Ogni campana porta il nome di un Santo.

Il campanone che venne fuso nel 1958 pesa 12,6 quintali cioè 1260 kg, ha un diametro di bocca di 128 cm, è dedicata al Cristo Re e produce la nota REb. È così pesante che viene azionata da due uomini, belli robusti. Segue il MIb della San Francesco, 880 kg, 111 cm; la Madonna del Rosario è un FA per 638 kg, cm 102), San Giuseppe è un SOLb (kg. 508, cm 95), San Luigi Gonzaga LAb (359, 84), Sant’Agnese SIb (255, 76), Ss. Trinità, la campana di semitono, un SIm (265, 76,5), San Giovanni Evangelista DO (180, 67), Sant’Anselmo REb (150, 63), San Pio X MIb (110, 57), Madonna delle Grazie FA (81kg, cm 52,4).

Autore: TURINA Patrizio
Redattore: DORIA Gianmarco
SCARICA  FILE
Nessuna foto da visualizzare in questa galleria.